Esistono diverse parole della lingua italiana che sono intraducibili all’estero, principalmente perché legate a modi di fare e atteggiamenti tipici della nostra cultura.
Lo stesso discorso vale per gli altri paesi e lingue.
Ecco di seguito alcune parole straniere intraducibili letteralmente, richiedendo un approccio diverso alla traduzione.
Desbundar: in portoghese indica la perdita di inibizione di una persona nel momento in cui sta esagerando nel divertimento.
Iktsuarpok: nel linguaggio inuit indica l’atteggiamento di chi aspetta qualcun altro in maniera ansiosa ed eccessivamente vigile, come quando si aspetta il corriere alla porta per un pacco importante.
Hygge: in danese descrive un luogo tranquillo e intimo che trasmette benessere e serenità.
Wabi-sabi: si riferisce alla bellezza di qualcosa che dura poco, e viene apprezzata principalmente per la sua brevità e imperfezione.
Tarab: parola araba che descrive lo stato di massima emozione ed espressione di chi viene completamente assorto dalla musica.
Saudade: parola portoghese, molto conosciuta, che indica nostalgia per qualcosa che è ormai lontano o passato; ma che si riferisce anche a questa sensazione nei confronti di persone o luoghi mai conosciuti.
Gumusservi: in turco è una parola specifica “poeticamente” dedicata al riflesso della luna sull’acqua.
Sehnsucht: in tedesco esprime il desiderio amoroso inafferrabile verso qualcuno.
Gigil: parola filippina che indica l’irrefrenabile bisogno di toccare, accarezzare o stringere la persona amata.
Sukha: parola sanscrita che descrive la capacità di provare una sensazione di gioia lieve ma duratura.
Wanderlust: di origine tedesca, indica il forte bisogno di viaggiare continuamente, anche patologico.